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Musica, a tu per tu con Darman

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Nell’intervista che segue conosceremo Darman (Dario Mangiacasale), cantante, musicista, autore, che ringrazio per la disponibilità!

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Chi è Darman e chi è Dario Mangiacasale? Parlaci delle caratteristiche che li accomunano e di quelle che li distinguono.

Intanto ciao, cara Veronica, e grazie per l’occasione. Incomincerei col dire che Darman è Dario Mangiacasale e Dario Mangiacasale è Darman, due entità inscindibili tra loro, indissolubili e in costante dialogo, cooperazione e sinergia. Già, è così. Perché dal momento più lontano che la mia mente riesce a raggiungere sino ad oggi, non vi è un singolo istante della mia esistenza che non abbia avuto la musica come compagna e attrice principale. E’ proprio vero, la musica è nel DNA: viene tramandata per mezzo delle basi azotate proprio come succede per il colore degli occhi, per la grandezza delle mani o per la lunghezza delle dita.

Come e quando nasce la passione per la musica?

Come detto poco fa, la passione per la musica è nata in contemporanea all’emissione del mio primo vagito (se non prima), e mi ha sempre accompagnato in ogni istante della mia vita. Nonostante ciò, individuerei due momenti che hanno contribuito in maniera decisiva affinché la mia vita si incastonasse alla musica e viceversa. Il primo lo devo a mio nonno Muzio che, in appendice ai pranzi domenicali, soleva suonare l’armonica a bocca acquistata in Svizzera. Io mi fermavo lì vicino a lui, appoggiavo i gomiti sul tavolo e il mento ai palmi delle mani, e ascoltavo… ascoltavo… viaggiavo… vagavo… quello strumento mi ammaliava, tanto che mio nonno se ne accorse e incominciò a insegnarmene le basi tecniche. La seconda scintilla (ma non meno importante), invece, scoccò grazie a una chitarra classica impolverata adagiata in un angolo del salotto di casa. Era di mio padre, dal quale ho ereditato anche le corde vocali (che in gioventù ha prestato a una band anni ’60, gli Anni Verdi). Da lì a poco la polvere sarebbe scomparsa per mano del sottoscritto…

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Come descriveresti, con tre aggettivi, il tuo modo di fare musica?

La mia più grande fortuna è che le mie canzoni sono sempre venute a cercarmi senza che io andassi a cercare loro. Ho un modo di comporre molto viscerale e sacrale. Quando sento dentro di me l’arrivo dell’ispirazione, vengo magicamente catapultato in uno stato mentale particolare, indescrivibile, surreale: quando percepisco questa sensazione so per certo che uscirà qualcosa di buono. E spesso è così. Dunque. Tre aggettivi. Mmm, fammi pensare. Oh, sì: Passionale, vero. Ineluttabile.

Parlaci dei lavori realizzati sinora e dei progetti in cantiere.

Il 24 febbraio del 2015 è uscito Bellatrix, EP di quattro brani inediti. Subito dopo quella pubblicazione, sono incominciate le registrazioni di Four-Leaved Shamrock, full-lenght contenente 10 brani inediti, pubblicato il 10 novembre dello stesso anno. L’uscita dell’album è stata preceduta dal lancio del primo dei tre singoli, Dì, l’8 ottobre. Il videoclip, realizzato in collaborazione col genio cinematografico di Matteo Scarfò, in dieci mesi ha raggiunto la straordinaria soglia delle 67.000 visualizzazioni su YouTube. Un successo che si sta ripetendo con il secondo singolo, Spazio/Tempo, lanciato il 30 aprile 2016 e che in tre mesi ha raggiunto già 13.000 visualizzazioni. A ottobre vedrà la luce il terzo e ultimo singolo estratto da Four-Leaved Shamrock: Biasimo. Nel frattempo, da oltre un anno, nel mio progetto sono entrati a far parte due splendide persone ancor prima che grandissimi musicisti: Nicolò Sebastiani (bassista) e Roberto Stella (batteria). Insieme a loro sto lavorando sui brani che andranno a comporre il terzo disco, ma è ancora presto per dare annunci. Diciamo soltanto che stiamo lavorando per voi!

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A quale tuo brano sei più affezionato? E quale pezzo altrui ami di più e consideri, magari, fonte d’ispirazione?

Scegliere un solo brano tra gli oltre 300 che ho composto nella mia vita è davvero difficile. Ce ne sono tanti che ricordano avvenimenti importanti e custodisco ciascuno di loro con un gusto particolare. Visto che per il momento la gente ne ha ascoltati soltanto 14, ne scelgo uno tra quelli. E dico Biasimo. Il perché lo tengo per me. Mi piace tenere nascosto il significato che l’artista dà a una propria canzone, per non inficiare ciò che l’ascoltatore ricama sopra quel testo e quella melodia. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, stesso discorso. Difficile individuare un singolo brano tra la miriade che apprezzo e ascolto quotidianamente. Se proprio devo sceglierne uno, direi Crush With Eyeliner dei R.E.M., che mio padre ascoltava in loop nelle calde notti estive. Quelle sonorità mi martellavano in testa. Quella chitarra tremolo è geniale. Quella linea vocale alternativa ricamata ad arte da Stipe è sublime. Quelle atmosfere le ritrovo in ciò che compongo.

Cosa ami di più di questo lavoro?

Quando ho una chitarra in mano e lascio vibrare le corde vocali, sento che sono nel posto più bello e sicuro del mondo. Non ho bisogno di altro.

Quanto è difficile oggigiorno promuovere il proprio talento, farsi notare e conoscere?

Con l’avvento di Internet, le possibilità di promozione per chi si autoproduce sono aumentate a dismisura. Il problema è che all’aumentare delle possibilità è aumentata anche la quantità di persone che fa la stessa cosa. Tradotto in soldoni, non è cambiato assolutamente nulla: era difficile prima ed è difficile anche oggi. Sono soltanto cambiati gli interpreti e i campi d’azione. Credo che la chiave del successo sia lo studio, regalare al pubblico contenuti veri, sinceri e di qualità, risieda nella coltivazione e nel perfezionamento del talento (fattore imprescindibile, ma decisivo soltanto se efficacemente convogliato, messo in discussione ed espresso).

okkkkk

Darman è su Facebook QUI

Ed ecco il suo canale You Tube https://www.youtube.com/user/9darman8


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